domenica 15 novembre 2009

MOSTRA DELLA PITTRICE CLAUDIA GIRAUDO


Sabato 28 novembre 2009, a Torino, presso la libreria “Linea 451”, in Via Santa Giulia 40/A , inaugurerà la mostra personale della pittrice Claudia Giraudo “Il sole e la cometa”. In esposizione, fino al 6 gennaio 2010, alcune delle opere più recenti dell'artista torinese.
Alle ore 21.00 verrà presentata una performance teatrale e musicale ideata, scritta, diretta e interpretata da Chiara Manganelli e Luisa Dante. Le musiche sono tratte dalla Suite num 2 per violoncello di J.S. Bach, e verranno eseguite dal violoncellista Alex. Infine sarà offerto al pubblico un piccolo buffet.
Questa mostra rappresenta un ulteriore sviluppo del percorso artistico di Claudia Giraudo. La sua indagine stilistica e concettuale indossa vesti nuove, per giungere a un uso dell'immagine intesa come icona e non come ritratto connotato da precise caratteristiche psicologiche. Nella sua ricerca artistica, dunque, Claudia Giraudo intende elevare la figura umana a simbolo universale e atemporale, per creare un “atto poetico” che trasformi e plasmi una realtà altra, come direbbe Alejandro Jodorowsky.

PROGRAMMA DELLA SERATA

Performance teatrale e musicale ideata per la serata inaugurale della mostra “Il sole e la cometa” della pittrice Claudia Giraudo.

Ideazione e organizzazione evento, testi, sceneggiatura, interpretazione: Chiara Manganelli

Ideazione, regia, interpretazione: Luisa Dante

Costumi e oggetti di scena: La Bottega dell'Attore in Viola
Direzione artistica: Marzia Scarteddu

Interpreti: Chiara Manganelli e Luisa Dante
Musiche tratte dalla Suite num 2 per violoncello di J.S.Bach
Violoncellista: Alex



“Tenebra vi era, tutto avvolto da tenebra,
e tutto era Acqua indifferenziata. Allora
quello che era nascosto dal Vuoto, quell'Uno, emergendo,
agitandosi, mediante il potere dell'Ardore, venne in essere.”

Tratto dai Veda, Nasadiya Sukta (Inno delle Origini), RV X, 129


Da dove abbia origine la creazione dell'universo come lo conosciamo e lo concepiamo, è un controverso mistero su cui l'umanità si interroga da sempre.
Anche l'arte, intesa come atto creativo (oltre che interpretativo) della realtà, è un insoluto enigma seducente.
Questa performance teatrale fornisce allo spettatore alcuni spunti per riflettere e interrogarsi sul potere della creazione, non di un fantomatico dio, ma dell'essere umano.
Il prologo di questo spettacolo è l'Inno alle Origini, tratto dai Veda, antichi testi sacri induisti, che intende descrivere, per analogia, la fase embrionale della genesi artistica. Questo splendido incipit ci porta nell'indifferenziazione, nell'Unità totale, da cui ogni cosa ha origine, ma in cui nulla possiede ancora consistenza e sembianza. Eppure, in questo luogo non-luogo, tutto già esiste in nuce. Come la forma, secondo quanto affermò Michelangelo Buonarroti, è già contenuta nel blocco di marmo, e compito dello scultore è liberarla, togliendo la materia in eccesso, così l'opera d'arte è già presente nell'anima dell'artista, ed egli deve scavare e scandagliare dentro di sé per farla emergere dal Nulla.
Dal Vuoto, dal Nonessere (concetti che non hanno affatto una connotazione dispregiativa e negativa, ma incarnano semplicemente il “preludio” assoluto di ogni cosa), mediante l'Amore, suprema forza creativa primordiale, prende vita il movimento cosmico.
La musica rappresenta questa forza creativa originaria, è l'Armonia che dà al Nonessere l'impulso per divenire Essere, è l'energia palpitante che muta la materia in opera d'arte e l'uomo in artista.
A questo punto la metamorfosi è in atto: le attrici si trasformano, l'una incarnando l'aspetto giocoso, irriverente e irrazionale dell'esperienza artistica, e l'altra la parte ordinatrice e razionale che permette all'arte di diventare intelligibile, e di essere, quindi, non solo urgenza catartica e azione autoreferenziale, ma anche e soprattutto mezzo comunicativo. Questi due aspetti, apparentemente dicotomici, arrivano infine a integrarsi e amalgamarsi attraverso un processo dialogico.
L'artista, dunque, in estrema sintesi, altro non è che un demiurgo, secondo l'accezione platonica del termine: egli è una sorta di artefice divino, una forza cosmogonica che dà forma e ordine alla materia, creando un ponte tra il mondo delle idee e il mondo fenomenico.
E lo spettatore, a sua volta, deve trasformarsi in “attore” affinché l'opera d'arte possa ritenersi compiuta: colui che osserva la creazione artistica non si deve limitare a contemplarla in modo distaccato e distante, ma è chiamato a entrarvi dentro, a specchiarvisi, per scoprire in essa qualcosa di sé e farla propria.

Chiara Manganelli


Per informazioni e contatti:
clodgiraudo@gmail.com
ch.saudade@gmail.com

www.claudiagiraudo.carbonmade.com

Nessun commento: