Mani imprecise, dita di ghiaccio, che trasformano ogni dolce delizia in fiele. L’amaro è struggente, intenso, insopportabile. Si espande come una macchia infestante attraverso gli odori e i gusti. Tutto si adultera, si sciupa. Il sapore diviene lama rovente che brucia la lingua, che squarcia la sensualità e il piacere. Nessun colore, nessun calore. Quella odiosa tristezza sale come schiuma da un mare plumbeo e torvo, si mescola ai cibi e li condisce con il suo veleno.
Se cospargo di dolore coloro che si cibano delle mie emozioni, quel dolore sordo mi rimbalzerà indietro, come una nemesi, ed esso mi schiaccerà, mi imprigionerà in una cella buia e fredda, da cui sarà impossibile fuggire. Ciò che do mi torna indietro, è un’equazione elementare, quasi banale. E’ il gioco dello specchio. Ma lo specchio spesso si deforma, si trasforma, si riempie di simboli arcani e misteriosi.
E allora vado a cercare l’amore, sepolto sotto la cenere, nascosto tra gli anfratti della mia mente, accoccolato sulle mie labbra, in attesa di essere spolverato e accarezzato. Lo prendo, lo ricompongo, lo accendo. Gioco col tempo, sovvertendo le convenzioni e le convinzioni. E quell’amore diventa una marmellata rossa e sensuale, che sporca le labbra e le dita di prelibata lussuria. Dolcezza che si sprigiona in un boato improvviso, che scoppia, esplode, in un tripudio di estasi infuocate.
E le mani toccano, esplorano e sfiorano la materia, la plasmano e la trasformano, in una giostra di piacere infinito, dove ogni briciola è un tesoro prezioso, ogni ingrediente meraviglia da sperimentare, per regalare a qualcuno tutto quel piacere vibrante e cangiante.
Chiara Manganelli
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