Sabato 20 dicembre 2008, ad Aversa (CE), presso la Struttura Comunale Ex Macello, Sala Caravaggio, avrà luogo l'inaugurazione della mostra personale di Ciro Palumbo “Fiabepitture”.
La mostra, curata da Carlo Roberto Sciascia, è organizzata in collaborazione con l'associazione culturale “Naonisart”, nell'ambito dell'iniziativa “Aperitivi d'arte”. L'associazione, attiva a Porcia, Venezia e Aversa, vanta, per l'anno 2009, un calendario ricco di interessanti eventi di carattere letterario e artistico. Ma il fiore all'occhiello è l'iniziativa prevista per il mese di giugno alla Reggia di Caserta, che rappresenterà una sintesi di tutti gli eventi dell'anno, e a cui parteciperanno numerosi artisti tra cui anche lo stesso Ciro Palumbo.
La mostra “Fiabepitture” scandaglia il tema del Sogno attraverso il racconto per immagini.
In queste opere assistiamo a uno sviluppo “dialogico” della pittura di Palumbo. I simboli, gli stilemi, i colori e la tecnica evocano e richiamano la narrazione in modo originale e diverso rispetto a prima.
La parola scritta non viene più solo intuita e immaginata, ma appare sulle tele, spogliandosi però del suo significato linguistico usuale per diventare un significante ancor più emblematico e pregno di simboli, e si trasforma anche in immagine.
La commistione tra pittura e letteratura affascina e seduce, e le due arti si contaminano in modo biunivoco, attingendo l'una dall'altra, per dare vita a un sortilegio raro e prezioso, giocato su infiniti metalivelli espressivi e comunicativi.
I canali interpretativi dell'ultima produzione di Palumbo, dunque, si arricchiscono e si fanno più complessi, perché il segno non rimanda più a se stesso e ad un preciso universo simbolico. Ora il segno gioca a significare molteplici possibilità, spostandosi sia da un campo semantico a un altro, sia da un terreno artistico all'altro.
Se già prima le opere di Palumbo erano feconde di metafore visive, ora assistiamo all'uso di queste figure retoriche non solo all'interno dello stesso registro artistico, ma addirittura mescolando diversi registri e piani espressivi. E proprio qui sta l'originalità e al contempo la grande sfida: riuscire a creare un'armonia singolare e temeraria, azzardando accostamenti insoliti e compenetrazioni rocambolesche.
Ci addentriamo così nel meta-meta-fisico, su un piano ancora più alto, dove la realtà si flette, si piega e si sgretola sempre più, pur rimanendo un baluardo diafano grazie al quale il Sogno e l'Inconscio trovano ancoraggio e senso. Perché per riuscire a lambire l'onirico, il reale deve esistere, ma non per ciò che è, bensì per ciò che può essere e rappresenta, divenendo, appunto, surreale. La realtà non può e non deve essere annientata, ma trasformata. Il pittore è un artefice di significanti e significati, dotato della capacità di plasmare l'universo fenomenico per forgiare le chiavi che possano aprire le porte di mondi nuovi, nascosti sotto la superficie dell'apparenza. Ed è anche un aedo che canta le gesta della propria trasognante odissea.
Il mito ci guida in questa ancestrale ricerca di noi stessi; è il modello che ci aiuta a interpretare i nostri sogni e la nostra storia.
Potremmo definire Palumbo un “pittore-affabulatore junghiano”, perché attinge agli archetipi universali cogliendone non solo la Bellezza, aspetto imprescindibile per chiunque faccia Arte, ma anche i reconditi significati maieutici che custodiscono.
E' necessario che lo spettatore si specchi in questo universo di simboli senza pregiudizi, remore e costrizioni cognitive, perché solo quando si smette di cercare si trova davvero ciò che è essenziale.
“Io sono semplicemente convinto che qualche parte del Sé o dell'Anima dell'uomo non sia soggetta alle leggi dello spazio e del tempo”
C.G. Jung
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