mercoledì 10 settembre 2008

SIMBOLI SACRI E PROFANI NEL VIAGGIO VERSO L’INFINITO

Dagli sguardi segreti di un angelo decaduto
che irradiava dardi di luce,
stilla veleno voluttuoso.
Rovinosa e riottosa
è la caduta dal Paradiso all’Inferno.

Anubi, dio sciacallo collerico e torvo,
lo sospinge, attraverso fiamme liquide e deserti metallici,
al cospetto della bilancia

dispensatrice di straziante terrore.

Il cuore è leggero,
ammasso vuoto di carne aggrovigliata e compressa
che pullula di ombre, insidie e languori,
impasto di sangue raggrumato
da oltraggi di superba miseria.

Osiride, ultimo giudice inappellabile,

osserva, impassibile e muto,
la polpa che racchiude la vita

e ne distilla il succo.
Tra le sue mani scarne e affusolate
schiaccia schiere di cuori,

miete incauti dolori ed emenda fragorose cecità.

Suo figlio, il Sole, da un grembo angusto,
divampa e profonde cascate di luce,
e scintillano i segreti granitici
che Iside accarezza e custodisce.

Ogni solstizio è amplesso lugubre,
lotta strenua e mastodontica
tra le forze opposte di sterminate tempeste.

Occhi pavidi e diafani come fondi di bottiglia
si perdono tra arcane disforie impetuose.

Cagliostro insegue
la pietra filosofale,
tortura mistica e magnifica,

oltre il tempo e lo spazio,
e viene inghiottito dalle avide bocche
delle Grotte Alchemiche.

Alla ricerca dell’oro magico
l’anima si arrovella, si perde, si frantuma,
attraversa tumulti turbinosi e fantasmagorici.

E laggiù le colonne d’Ercole attendono
lo sguardo e il passo di chi si appresta a varcare l’Infinito


Chiara Manganelli

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